lunedì 11 agosto 2014

Il coraggio di andare controcorrente

Oggi (finalmente! ^^) è arrivato il pacco Amazon che stavo aspettando con i miei più recenti acquisti musicali: Load e ReLoad dei Metallica.
Sì, avete capito bene, Load e ReLoad in un colpo solo; sì, l’ho fatto di proposito, e no, non intendo essere linciata per questo.
So anch’io che è patetico pubblicare due album con lo stesso nome e la stessa copertina, ma se è per questo è patetico anche pubblicare tre canzoni con lo stesso titolo, farsi riprendere dalle telecamere in mutande e canottiera con la barba di tre giorni e una lattina di birra vuota sempre in mano E VENDERE PURE (a caro prezzo) il DVD, è patetico anche mettere la propria figlia sul palco ad un concerto e soprattutto insultare i propri fan, eppure i ‘tallica hanno fatto tutto questo e noi comunque li amiamo ancora.
Load ha venduto, e ha venduto bene, la critica l’ha recensito positivamente, così subito intere legioni di fan di vecchia data hanno iniziato a dare addosso ai Metallica, accusandoli di aver tradito le loro radici thrash [le due acca sono giuste, Thrash Metal si scrive proprio così, non chiedetemi perché…] e – accusa ancora più infamante – di essersi venduti, di essersi dati al commerciale [e nel magico mondo del Metal non si può immaginare insulto peggiore… è peggio che dare del cornuto ad un siciliano, tanto per rendere l’idea]
Ora, dar loro torto è oggettivamente difficile: rispetto a dischi come …And Justice for All, Load è sciroppo di zucchero e acqua di rose, di Thrash Metal ce n’è meno che nel mio dito mignolo, però chi l’ha detto che prendere una strada diversa rispetto al passato sia automaticamente sbagliato? (“Moving back instead of forward seems to me absurd” dice Eye of the Beholder, dopotutto)
Se l’hanno fatto con una mano sul cuore (e non sul portafogli…), i ‘tallica hanno fatto benissimo a Saltare nel Fuoco incidendo un disco che andasse controcorrente e infrangesse tutti i canoni che LORO STESSI, qualche anno prima, avevano istituito (chi, se non loro, infatti, ha inventato il Thrash, andando controcorrente rispetto ai canoni dell’Heavy Metal in vigore all’epoca?).
Ma ora basta con le premesse, bando alle ciance, ciancio alle bande,  mettiamo su il CD e spariamolo a tutto volume (magari nelle cuffie, altrimenti famiglia e vicini danno fuori di matto!), godendoci 78 minuti e 59 secondi di puro blues-country-rock-echissàchealtro firmato Metallica…
Iniziamo da Load, per ReLoad farò un post a parte altrimenti Blogger mi chiude l’account per eccesso di chiacchiera… non sono Mattia, e non ho il suo talento, ma mi è sempre piaciuta l’idea di scrivere una recensione, e questo è il mio momento… =)

La prima cosa che faccio quando ho un nuovo CD per le mani, appena tolta la pellicola protettiva, è sfogliare il libretto: mi piace da matti, e se non c’è (a volte capita, c’è solo un foglio con l’immagine di copertina e dietro pubblicità… –.–) il CD automaticamente perde dieci punti in partenza.
Bene, anche di Load ho subito estratto il libretto e ho iniziato a guardarlo. Solo, vorrei non averlo mai fatto… la copertina è brutta, ma questo lo sapevo già, voltiamo pagina e inizia qui lo sconforto: innanzitutto, mancano i testi e questo è INAMMISSIBILE! Ma che vizio che hanno i Metallica di maltrattare i testi delle loro canzoni: qui hanno messo tre o quattro righe di ognuna, in Death Magnetic le hanno scombinate tutte, mischiando i testi senza alcun ordine… ragazzi, questo vi costerà altri 50 punti, e non voglio sentire scuse, a letto senza cena, tutti e quattro! U.U
Seconda cosa, le foto… senza più i testi c’è una montagna di spazio per le foto, ma faccio fatica a trovarne una decente… A parte che son tutte in formato francobollo, ma l’ombretto, il mascara, le magliette corte che scoprono l’ombelico, LE CIGLIA FINTE… ma il Rocky Horror Picture Show non l’avevano già girato?!?
Scusate, passo al commento musicale perché mi sto sentendo male… ora mi riprendo, datemi un minuto da sola col gabinetto poi torno…

  1. Ain’t my bitch [3.5*]: Inizio in sordina, o comunque non col botto. Come ad un concerto ci sono i supporter per scaldare il pubblico in attesa della parte migliore, così l’album si apre con una canzone assolutamente mediocre, musicalmente e liricamente parlando. Da tre stelle, ma ne guadagna mezza perché ascoltata al giusto volume pompa un sacco e questa è cosa buona e giusta… ^^
  2.   2x4 [3.5*]: 2x4 = 8! Chi l’ha detto che il Metal è diseducativo? I Metallica insegnano addirittura le tabelline! =) Scherzi a parte, questa è una canzone senza infamia e senza lode, carina da ascoltare, orecchiabile, facilissima da cantare perché non ha un testo, solo quattro frasi che si ripetono per cinque minuti, su cui non spenderei molto tempo in elucubrazioni. Solo una considerazione al volo: Dave Mustaine passa la vita a rivendicare la paternità di tutte le canzoni dei Metallica (l’ho visto con i miei occhi pretendere di aver scritto lui Enter Sandman!!! O.O) e per quanto gli voglia un bene dell’anima non gli ho mai creduto, ma in questo caso devo ricredermi: la prima volta che ho sentito 2x4 ho pensato: “Com’è possibile che una canzone dei Megadeth si trovi nell’album dei Metallica?!”… non solo lo stile MA ANCHE LA VOCE è quella di Dave! O.o
  3. The house Jack built [4.5*]: Su questa avevo delle grandi aspettative, o perlomeno una gran curiosità. Avevo letto che il Jack della canzone fa Daniels di cognome, ed ero proprio curiosa di scoprire cosa avrebbe scritto James della sua croce e delizia, la Sweet Amber cui dedicherà più di una canzone.
    Partire con delle aspettative non sempre è un bene, si corre il rischio di rimanere delusi, ma non è questo il caso. La canzone è bella, bella, bellissima, e prenderebbe 5 stelle di sicuro, ma come vedrete devo tenere le 5 stelle piene per una sola canzone di quest’album, e Mama Said le merita di più… mi dispiace, però, perché qui ci stavano di brutto.

    Comunque, qui c’è poco da distinguere tra musica e parole, perché raramente come in questo pezzo il connubio è così perfetto che l’una sostiene perfettamente e talvolta sostituisce le altre. La casa che Jack ha costruito è il tunnel dell’alcolismo, un tunnel in cui, infilando le cuffie ad un volume sufficientemente alto e premurandosi di chiudere gli occhi, si riesce perfettamente ad entrare. Avete presente la casa stregata o il tunnel degli orrori dei luna park? Ecco, sei minuti di canzone equivalgono ad un giro: si entra soft, con una voce suadente e dolce (James per la prima volta, per sua stessa ammissione, canta invece di ringhiare), poi pian piano l’oscurità si fa sempre più fitta, e inizia a popolarsi di suoni distorti, di grida e di urla, in una climax che ha il suo culmine nel disperato

    The higher you are
    The farther you fall
    The longer the walk
    The farther you crawl
    My body, my temple
    This temple it tilts
    Yes, I am, I am, I AM
    [The house Jack built]

  4. Until it sleeps [4.5*]: Per questa mi ci sono voluti parecchi sforzi per andare oltre il video. E’ il classico esempio di come un pessimo video possa rovinare una bella canzone (e i Metallica l’hanno capito quasi 20 anni prima di Miley Cyrus, ogni riferimento a Wrecking Ball è puramente casuale…).
    La regia è stata affidata direttamente a Marilyn Manson, spero, perché non voglio credere che sia originale dei Metallica l’idea di inserire crocifissi dappertutto, e parodiare in modo grottesco (e terribilmente mansoniano: guardate
    Coma White, è UGUALE) la Passione di Cristo o la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden… a che pro, poi, visto che non c’entra niente con il testo della canzone?!
    E poi, dobbiamo proprio parlarne?, Lars vestito di rete e piume colorate, Kirk con l’ombretto verde e lo smalto nero, Jason che si rotola nel fango… vi prego, nun se pò vedè!!! Vietatelo ai minori, almeno, perché a uno si blocca la crescita a veder certe cose!


    In compenso, la canzone è bella, ma proprio bella, e migliora ad ogni ascolto. Siccome nessuno ha davvero capito di cosa parli, si è detto tutto e il contrario di tutto: che è dedicata al padre di James; che parla invece del cancro che ne ha ucciso la madre; che è una critica alle catene della religione… per come la vedo io, è “semplicemente” autobiografica.

    Non mi interessa se sia l’alcolismo, l’incapacità di controllare la rabbia, l’aggressività non troppo repressa che James ha sempre manifestato, qualunque forma esso abbia, per me
    Until it sleeps parla del demone che il cantante e alcuni di noi (o forse tutti) portano dentro, un mostro che divora dall’interno e finisce per consumare.
    In questa prospettiva,
    Until it sleeps diventa un grido di dolore e contemporaneamente una richiesta d’aiuto:

    So tear me open and pour me out
    There's things inside that scream and shout
    And the pain still hates me
    So hold me until it sleeps


  5.  King Nothing [4*]: Sul momento le avevo dato tre stelle, ma poi ci ho ripensato. King Nothing, infatti, è di quelle canzoni che al primo ascolto non dicono niente, al secondo interessano, dal terzo in poi piacciono (io per ora sono al quinto… ^^). Diciamo che l’idea di fondo è buona, alcuni versi sono notevoli, ma nell’insieme il testo è ripetitivo e la melodia ordinaria, quindi niente di speciale, però nell’insieme mi piace…
    Questo è uno dei quattro singoli di lancio del disco, e in effetti è fatta apposta per la radio: già a metà del primo ascolto sai cantare il ritornello! C’è anche un video per questa canzone, e devo dire che mi è piaciuto, perché è pulito ed essenziale, e passa benissimo il messaggio di fondo: a furia di desiderare sempre qualcosa d’altro, sempre di più, si finisce per essere consumati e distrutti dal desiderio, fino a che
    Then it all crashes down
    And you break your crown
    And you point your finger
    But there's no one around [...]
    No, you're just nothing
    Where's your crown, King Nothing?
  6. Hero of the day [3.5*]: Questa la salto. Non perchè io ce l’abbia con la canzone, o che mi abbia disgustata il video, semplicemente non la capisco.
    Non capisco fino in fondo il video (anzi, è proprio la fine che mi spiazza…) e non capisco proprio per niente la canzone. Ma neanche due righe messe una dietro l’altra, eh, zero, null, nada, nothing.

    Wikipedia dice che l’eroe del giorno è il personaggio famoso di turno, il popolo di Internet dice che invece la canzone tratta del dramma dei reduci dalla guerra, e nella mia ignoranza scelgo di abbracciare questa seconda versione, sebbene abbia la potenza di un fiammifero nell’illuminarmi il significato di Hero of the day.

    Al primo ascolto, poi, la melodia non suona particolarmente accattivante, ma pian piano sa conquistare, e dal minimo sindacale di una stella, alla fine della giornata Hero of the day supera la soglia della sufficienza portandosi a casa un tre e mezzo… non poi così male…



  7. Bleeding me [3*]: Un’altra dose di autocommiserazione per James Hetfield… e comincio a stancarmi un po’. Non ho speso 8 euro e 99 centesimi per sentirti piagnucolare per un’ora e un quarto che sei un fallito e un perdente, anche perché, amore, se tutti i perdenti avessero un patrimonio personale di qualche milioncino di dollari, un record mondiale nel portafoglio e schiere di fan in ogni continente, il mondo sarebbe un po’ diverso da come è oggi…Sostenuta e potente, comunque, la parte muiscale, il che aumenta un po’ il punteggio, portandola da 2 a 3 stelle…

    [Post scriptum di una dozzina di ascolti dopo: Bleeding me merita MOLTO più delle tre stelle che le avevo dato all'inizio, e se rivotassi oggi le darei non meno di 4.5*, sicuramente perchè sentire che ha un grande valore affettivo per James (è riuscito a piangere mentre la cantava, LUI, amore mio... <3) le ha dato un grande valore aggiunto, ma anche perchè è di quelle canzoni che scopri davvero ascoltandole e riascoltandole, imparando ad amarle ogni volta un po' di più...]
  8. Cure [2*]: Forse il mio richiamo è servito a qualcosa, e finalmente vediamo un po’ di riscossa dall’autocommiserazione… il problema è che è affidata ad una canzone NOIOSA. La metti su, e immediatamente dopo inizi a fare altro, perché non hai il coraggio di mandarla avanti ma in cuor tuo speri che finisca presto perché ti ha già rotto.

    E tra le varie cose che ho iniziato a fare per distrarmi da Cure c’è stato anche cercare [invano!] Dave Mustaine tra i collaboratori dell’album perché – di nuovo – ho avuto la sensazione che una canzone dei Megadeth fosse finita per sbaglio nel CD dei Metallica… O.o



  9. Poor twisted me [3,5*]: Questa è carina. Il titolo fa pensare ad un altro bagno nel mare dell’autocommiserazione, invece c’è molta ironia da parte di James: “E’ troppo bello per essere vero / che tutta questa tristezza / sia solo per il povero, contorto, me”. Musicalmente parlando, mi ricorda tantissimo 2x4, ma magari è solo l’impressione di un momento, non saprei… Le varrebbe forse il salto di qualità alle quattro stelle la strofa di chiusura, ma oggi mi sento tirchia perciò lascio 3 e mezzo: 
    To finally reach the shore
    Survive the storm
    Now you're bare and cold
    The sea was warm
    So warm you bathe your soul again

    Non c’è spazio per l’autocommiserazione, dopo una strofa così, solo autocritica, il che getta luce in retrospettiva su tutto il resto della canzone, che altrimenti potrebbe essere equivocato...

  10. Wasting my hate [4*]:
    Good day, how do
    And I send a smile to you
    Don't waste, waste your breath
    And I won't waste my hate on you
    Eccolo qui, finalmente! Abbiamo dovuto aspettare 10 canzoni, ma finalmente eccoci restituito il buon vecchio James, quello che, scazzato fin dalla prima mattina, incazzato col mondo, come un cagnaccio abbaia ad ogni passante che gli capita a tiro.
    M
    i piace, questa canzone, perché è sì un inno alla misantropia, ma scritto con stile, fa riflettere, e musicalmente parlando scorre via piacevolmente, senza entusiasmare, forse, ma di certo senza annoiare o stancare.

  11. Mama said [5*]: Dio, quanto amo questa canzone! L’avevo già ascoltata un paio di settimane prima di decidere di comprare l’album e me ne ero innamorata fin dal primo ascolto, cosa abbastanza rara nel mio caso… Le cinque stelle sono pertanto d’obbligo qui, e sto addirittura meditando di istituire un voto tipo “5 stelle super” apposta per premiarla.

    Non è affatto “Metallica style”, anzi, a buon diritto è stata classificata come country, ma è – a mio modesto parere – uno dei pezzi più belli che siano mai stati scritti. Dolce, riflessiva, nostalgica e infinitamente triste, usa il pretesto del rapporto del cantante con la madre [morta quando lui aveva 16 anni, N.d.A.] per affrontare il tema della crescita umana e spirituale.

    Tutta la canzone (e il video, spettacolare da tutti i punti di vista tranne per due difetti imperdonabili: i baffi di James e la sua camicia di seta viola… urgh!) è incentrata sul tema del “ritorno a casa”, attraverso il deserto, Las Vegas e un’interminabile tunnel che – come mostra chiaramente la fine del video – sono solo stati metaforici e metafisici per descrivere condizioni dell’anima. Ritorno a casa che sarebbe da figliol prodigo al 100% se non fosse per un dettaglio: non c’è nessuno ad accogliere a braccia aperte il figlio che ritorna a casa, solo una lapide:

    Mama, now, I'm coming home
    I'm not all you wished of me
    A mother's love for son
    Unspoken, help me be
    I took your love for granted,
    And all the things you said to me
    I need your arms to welcome me
    A cold stone's all I see



  12. Thorn within [4*]: Questa è l’ultima canzone che ho recensito, perché due ascolti attenti non mi sono bastati per inquadrarla, e ho dovuto spenderci quindi un po’ di tempo in più.

    Il testo non è male, non è affatto male, ma quello che è notevole secondo me in
    Thorn within è che James ci ha davvero preso gusto a cantare, si è accorto che è più divertente (e meno dannoso per le corde vocali, come avrà modo di scoprire negli anni a venire…) che sbraitare e allora ci prova e ci si impegna davvero, esplorando le varie potenzialità della sua ugola.
         Il risultato è sicuramente interessante, e merita un po’ di riconoscimento e di incoraggiamento, anche perché non lo sto dicendo per pietà, Thorn within mi sembra assolutamente degna di tutte e quattro le stelle che le ho dato.

  13. Ronnie [4*]: Per Ronnie sono quattro stelle, con una mezza che balla e che non ho ancora deciso se attribuirle o meno. Il primo impatto con la canzone è stato decisamente positivo perché l’intro (che poi è il motivo portante dell’intero pezzo…) è qualcosa di inedito per me, e mi piace che – arrivati alla penultima traccia – i ragazzi abbiano ancora qualcosa di nuovo da tirar fuori dal cilindro e non solo la solita minestra riscaldata.

    Musicalmente parlando, quindi, mi sento appagata, e il testo non è da meno. E’ la traduzione musicale de “La banalità del male” di Hannah Arendt, libro che non ho mai letto di persona, e che ogni estate mi riprometto di prendere in mano, magari quando finisco quello che ho per le mani lo faccio... ma non divaghiamo, stavo dicendo che effettivamente Ronnie tratta splendidamente il tema della banalità del male, ed è tutto riassunto nel “ritornello”:

    He said: "Lost my way"
    This bloody day
    Lost my way
    I heard him, he said: "Lost my way"
    This bloody day
    Lost my way
    All things wash away
    But blood stained the sun red today



  14. The outlaw torn [2.5*]: Faticosa. Mamma mia se è stata faticosa! Siamo alla quattordicesima traccia dell’album, questa da sola [TAGLIATA!] dura 10 minuti, ragazzi se poi la fate anche così lenta e pesante io mi sento morire…

    Le avrei dato due stelle (una e mezzo sul momento perché avendo ancora nelle orecchie Ronnie questa faceva proprio una magra figura, ma poi ho cercato di essere più obiettiva e professionale), ma poi, mossi a compassione, dopo la metà della canzone i ragazzi hanno iniziato a darci dentro con la musica e la parte strumentale è notevole… ma più di due e mezzo non voglio dare. Al massimo posso fare come la mia prof di italiano al ginnasio, che dava voti del tipo 6 ½ +++  [sei e mezzo con tre più?!? Dammi 7, che ti costa?!] e darle un 2.5 + ma nient'altro…

Ed eccoci così, un’ora e un quarto dopo (come passa il tempo quando ci si diverte, né?), a tirare le fila del discorso. So di averlo demolito da tutti i punti di vista, strada facendo, ma non vorrei che vi faceste un’idea sbagliata di Load: a me è piaciuto, e sono sincera (dopotutto, io sono quella a cui è piaciuto anche Risk dei Megadeth, quindi niente di strano…), trovo che sia pieno di coraggio e di buoni spunti, qualcuno sviluppato in un pezzo davvero pregevole, da cinque stelle o quasi, qualcuno magari rimasto bloccato allo stato grezzo, ma tutto sommato, se escludiamo le porcate commerciali (che ci sono, e sparo a vista su chi afferma il contrario!), il disco è più che valido.


Quindi, considerato che perde dei punti per il libretto e la copertina, tenendo conto della media dei voti delle singole canzoni (media aritmetica, stasera la statistica non ha voglia di accendere il cervello…), direi che Load si becca un 3.5 finale. A malincuore, perché in realtà il voto che merita è 4, ma proprio non me lo dovevano impaginare così, non dovevano girare quei video e non dovevano truccarsi come neanche i Kiss hanno mai osato fare… E con questo chiudo il discorso, buonanotte!

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